Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il ristorante "La taverna dei Volsci" a Nettuno (RM) espone un affresco su una parete che riporta la seguente firma e data:
Che anno è ???!!
Lapide presente nel cimitero Verano di Roma:
Di Pietro (del 12/06/2007 @ 12:36:51, in Cinema, linkato 1176 volte)
Every Sperm Is Sacred Monty Python (dal film The Meaning Of Life)
DAD: There are Jews in the world. There are Buddhists. There are Hindus and Mormons, and then There are those that follow Mohammed, but I've never been one of them.
I'm a Roman Catholic, And have been since before I was born, And the one thing they say about Catholics is: They'll take you as soon as you're warm.
You don't have to be a six-footer. You don't have to have a great brain. You don't have to have any clothes on. You're A Catholic the moment Dad came,
Because
Every sperm is sacred. Every sperm is great. If a sperm is wasted, God gets quite irate.
CHILDREN: Every sperm is sacred. Every sperm is great. If a sperm is wasted, God gets quite irate.
GIRL: Let the heathen spill theirs On the dusty ground. God shall make them pay for Each sperm that can't be found.
CHILDREN: Every sperm is wanted. Every sperm is good. Every sperm is needed In your neighbourhood.
MUM: Hindu, Taoist, Mormon, Spill theirs just anywhere, But God loves those who treat their Semen with more care.
MEN: Every sperm is sacred. Every sperm is great. WOMEN: If a sperm is wasted,... CHILDREN: ...God get quite irate.
PRIEST: Every sperm is sacred. BRIDE and GROOM: Every sperm is good. NANNIES: Every sperm is needed... CARDINALS: ...In your neighbourhood!
CHILDREN: Every sperm is useful. Every sperm is fine. FUNERAL CORTEGE: God needs everybody's. MOURNER #1: Mine! MOURNER #2: And mine! CORPSE: And mine!
NUN: Let the Pagan spill theirs O'er mountain, hill, and plain. HOLY STATUES: God shall strike them down for Each sperm that's spilt in vain.
EVERYONE: Every sperm is sacred. Every sperm is good. Every sperm is needed In your neighbourhood.
Every sperm is sacred. Every sperm is great. If a sperm is wasted, God gets quite iraaaaaate!
Un prelibato e invogliante menu' per turisti tedeschi fotografato ad Ischia (NA)
Con 4 euro e 50 ti porti via una bruschetta, un quarto di vino e un cappuccino. Wow....
(grazie Emilio....)
Chi ha teorizzato la lotta di classe vedeva nel padrone il peggior nemico dell'operaio, ma non poteva immaginare minimamente che ci potesse essere qualcosa di ancor più turpe: il manager.
Quando le aziende erano di uno o due padroni al massimo questi, stronzi quanto vogliamo, avevano tutto l'interesse a mantenerle floride per garantire un futuro ai propri figli.
Il manager, oggi, è invece mordi e fuggi: sa che rimarrà in azienda pochi anni e deve arraffare più possibile.
Solo "risultati" a breve termine, che non fanno altro che incrinare le fondamenta dell'azienda. Loro, i manager, quando ci saranno gli effetti dell'onda di riflusso della loro opera, saranno già in un'altra azienda.
E nessuno li controlla, essendo la proprietà frammentata e inconsapevole. Nessuno ha la visione d'insieme.
Aridatece il padrone, please
Meraviglioso annuncio del giornale PortaPortese del 5 giugno 2007. Passi per la buona presenza, che predispone bene il cliente, ma la buona dialettica, per fare rifornimento di benzina ???
Poster fotografato a Napoli Mergellina, per la manifestazione "Pick up the trash". La Madonna con i raggi fotonici che colpiscono la spazzatura è semplicemente GENIALE !
Oggi, in questo momento, ho ritrovato su internet il testo di un racconto di Dino Buzzati, che ho amato e amo da sempre. E ho voglia di postarlo. Tutto qui...
Inviti superflui (Dino Buzzati)
Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andamo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso una vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente non rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all'ora giusta l'incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo nient'altro.
Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose piú semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello!". Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora.
Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta cosí. E non saremmo neppure per un istante felici.
Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensí sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penserai al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo.
È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sí almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie cosí amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu - adesso ci ripenso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili da valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci piú a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
(testo preso dal sito pianetascuola.it)
In un punto vendita della catena Leroy Merlin, alle casse, è esposto il seguente avviso:
Viene da pensare in che condizione venissero riportati i sedili wc dai clienti.... (per non parlare di come è scritto "celofan")
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