Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
(foto D.I.Y., Tremiti 2009)
Per strada mi sono imbattuto in una locandina. All'inizio, vista di sfuggita, pensavo fosse una pubblicità satirica del Vernacoliere. Ma che ci fa una pubblicità del Vernacoliere di Livorno a Roma ?
E infatti era una locandina vera:
Le Canzoni di Padre Pio
Testi di Padre Pio e, tra gli interpreti, Nino Castelnuovo e Giuseppe Cionfoli.
Si, proprio loro: il Castelnuovo dell'olio Cuore e il Fra Cionfoli di Sanremo 1982...
Ho avuto l'occasione di visitare e fotografare un luogo molto particolare.
Si tratta dello stabilimento ormai abbandonato della Prosider in via dei Romagnoli a Ostia Antica.
Era lo stabilimento dove venivano realizzate tutte le cabine telefoniche della SIP prima e della Telecom Italia poi.
Guarda le foto
Un grazie a Ettore, compagno di avventura e guardia del corpo...;)
Questo commerciante del centro di Firenze ha pensato bene di attrarre clienti tra i turisti, usando anche lui l'idioma della perfida Albione.
A parte alcuni aggettivi posposti al sostantivo (errore veniale), la perla sono le bibite fresche che in inglese diventano qualcosa di simile a "potrebbe bere...."
La sentenza sul caso dell'omicidio di Gabriele Sandri (analogamente a quanto appena avvenuto anche per il caso di Federico Aldrovandi, senza andare a scomodare poi Carlo Giuliani), mi ha suscitato la seguente riflessione.
Parafrasando una battuta di Biascica, personaggio della nota serie tevisiva "Boris" il quale, alla richiesta di non biastimare sul proprio posto di lavoro, rispondeva testualmente "... nun ce pagate gli straordinari di aprile, almeno fatece bestemmia'...", probabilmente, all'interno delle nostre forze dell'ordine deve essere passato il messaggio che, mutadis mutandis, dovrebbe essere piu' o meno il seguente:
"... nun ce pagate gli straordinari, almeno fatece spara'..."
In un ipermercato romano c'è la seguente promozione:
Apprendiamo che la Disney si è cimentata con nuovi titoli:
- Alla ricerca di meno: in tempi di crisi economica, bisogna accontentarsi
- La siranetta: nuova creatura del mare
- Monters & co: forse una versione hard, con esplicito richiamo alla monta
Un simile coacervo di errori in un solo cartello è da oscar....
Di Pietro (del 07/07/2009 @ 16:14:59, in Musica, linkato 1291 volte)
Di Pietro (del 06/07/2009 @ 23:53:08, in Politica, linkato 1469 volte)
Constatato amaramente che non c’è nessuno che venda una t-shirt con il Che, dopo aver mangiato la salsiccia (buona, però), mi avvio verso l’uscita della Festa dell’Unità di Roma. Su un banchetto ci sono copie de l’Unità, in omaggio. Ne prendo una e me ne vado. Solo oggi trovo il tempo di scorrere il giornale e devo ammettere di essere parecchio confuso e stupito. E’ il numero del 3 luglio 2009, all’indomani dell’approvazione del decreto “sicurezza” da parte del governo democraticamente eletto della Repubblica Italiana. L’Unità è l’organo del PD, e quindi mi aspetto dica cose “di sinistra”, per parafrasare Nanni Moretti. E invece, guarda guarda….
Il primo strillo, in rosso, riporta, virgolettato, il pensiero di Mons. Sergio Pagano (che apprendo essere il Prefetto dell’archivio segreto del Vaticano: roba da “Il nome della Rosa”…) Subito sotto, immagine a tutta pagina di un grottesco rondaiolo in divisa, e due note, sulla destra, sulla legge appena approvata. La prima, quella che salta agli occhi, titolata in rosso, font grande, riporterà sicuramente il pensiero dell’intellighenzia di sinistra. Manco per niente: riporta l’Allarme Vaticano. Solo sotto, in seconda battuta, senza font rosso e privilegiato, il pensiero del PD.
Rileggo il titolo del giornale, per assicurarmi non si tratti di Avvenire. No, è proprio l’Unità, fondata da Antonio Gramsci nel 1924 (importante che l’editore lo sottolinei: aiuta a fugare i dubbi).
Sulla dichiarazione di Mons. Pagano torniamo dopo.
Ora corriamo a pagina 6 a leggere l’approfondimento sul decreto “sicurezza”:
Anche qui il pensiero Vaticano viene prima di quello del PD: sia nell’occhiello che nel titolo.
Seguitiamo a leggere e a pagina 7 troviamo quest’altra stupefacente performance di sinistra:
Un trafiletto parla delle opinioni del mondo del lavoro riguardo al decreto. Sono riportati 6 punti di vista:
1) Quello delle Acli sul problema delle badanti che assistono i nostri anziani 2) Quello della CISL sul pericolo criminalizzazione del diverso 3) Quello dell’UGL sulla dubbia efficacia anti-crimine 4) Quello dei medici che rifiutano di denunciare i clandestini per motivi di etica professionale 5) Quello dell’ARCI: “porte aperte da noi anche agli irregolari” 6) Quello del UNHCR, preoccupata per l’equazione immigrato=criminale
Uno di sinistra (non dico addirittura comunista, ma semplicemente un po’ di sinistra) a quale avrebbe dato più evidenza ? All’opinione della CGIL, forse. Ah, no, scusate. Quella non c’è: evidentemente la CGIL non ha opinioni in merito, o se le ha non le condivide col cronista dell’Unità. Allora, forse, alla scelta etica dei medici che vogliono disobbedire a una legge che mina il diritto alla salute dell’essere umano. Oppure a chi urla la vergogna della discriminazione, dall’alto dell’autorità sovranazionale delle Nazioni Unite.
No.
L’Unità evidenzia, al centro dell’articolo, il problema delle badanti sollevato dalle Acli. In grande: “«Punite» migliaia di persone che aiutano i nostri anziani”. Il virgolettato di «Punite» tradisce l’imbarazzo del redattore. Forse i «puniti» siamo noi, che senza badanti non sappiamo come fare. E gli anziani sono i “nostri”: mica quelli dei negher africani o della gelida steppa ucraina. Le badanti, quindi, sono nobili perché assistono i “nostri” anziani. Se assitessero i propri al paese loro, sarebbe poco proficuo per noi e poco nobile per loro. C’è del nazionalismo in quel “nostri” ? No, sono io che penso sempre male e interpreto anche peggio.
Interpreto così: il concetto è quello cavalcato anche da tanta altra stampa: “Ora avete l’immigrata in nero che pulisce il culo al nonno rompiballe e bilioso, deve sopportarlo anche se la tratta a pesci in faccia, deve stare zitta e buona perché è irregolare e non ha diritti, la pagate poco, senza garanzie di legge e di contratto, e al buon bisogno, se est europea e piacente, potete anche darle una palpata ogni tanto. Lei zitta, perché clandestina. Adesso, invece, con questa cavolo di legge vi tocca metterla in regola, spendere di più, farle un contratto e rispettarne i diritti, sennò ve la cacciano via e addio palpate a sbafo (per non parlare della cacca del nonno per tutta casa).”
Ma davvero sono le badanti il problema della legge anti criminalità ? E’ questo il PD-pensiero ? E ci fanno pure i congressi fiume densi di laceranti dibattiti per capire dove hanno sbagliato perdendo i consensi dell’elettorato ?
Ormai triste, ripenso alla salsiccia mangiata, (almeno quella non traditrice, con buona pace del pover pursel - nel senso del maiale), e ho un ultima riflessione, sicuramente faziosa ed erronea, sul concetto esposto in apertura del giornale da Mons. Pagano:
“Il processo a Galileo deve insegnare alla Chiesa un atteggiamento che vale anche oggi: e cioè una certa prudenza, la necessità di approfondire questioni come la ricerca scientifica, l’uso delle staminali, la genetica”.
La mettiamo in prima pagina sull’Unità, sta frase ? Vi sembra rivoluzionaria ? Vi sembra innovativa ? Un segno di apertura ? E’ “di sinistra” ?
Io la leggo per come è scritta, ossia:
“Per dar ragione a Galileo c’abbiamo messo 500 anni: prudenzia cristianucci ! Impariamo la lezione ! Cos’è tutta sta fretta di far chiarezza dottrinale sui quesiti scientifici di oggi, staminali e genetica in primis ? C’è tempo, c’è tempo. La Chiesa di Roma è eterna e non ha fretta. Ne riparliamo tra cinque secoli.”
Mi si è rotto un piatto, stasera: userò l’Unità per incartarne i cocci. Almeno non ci faremo male, né io né il compagno netturbino sottoproletario, che, poveretto, è costretto agli straordinari per finire di pagare il leasing della Classe A.
Ripenso a uno dei memorabili passaggi di Cipolle e Libertà. Si parla della differenza fondamentale tra fare e far fare. Nel testo ci si riferisce ai cosiddetti "professionisti". Quelli abilitati da un ordine professionale o da una legge a fare un lavoro che potresti anche farti da solo, ma che devi per forza far fare a loro per non incorrere in sanzioni. Tipo installarti la caldaia a casa. Il discorso è più ampio, e mi è venuta in mente un'altra categoria di gente che non sa fare ma sa solo far fare. I dirigenti aziendali. E l'aspetto che mi interessa esporre qui, non è prettamente professionale. Fa parte piuttosto dei desideri personali. I manager viaggiano e sono bombardati dalle pubblicità specifiche del loro segmento (riviste in aereo, testate specialistiche) che li allettano con gadget tecnologici: il nuovo palmare che-fa-tutto-e-un-pò-di-più, il telefonino UMTS-EDGE-GPRS-GPS-CCFT, l'aifon. E poi fanno i meeting internazionali, in cui è una gara a chi ce l'ha più grosso (dal punto di vista tecnologico): aripalmari, blecberri, etc. etc. etc. Ora, questi manager, hanno dei forti desideri competitivi: vogliono l'ultima novità, la cosa più figa ! Ma.... C'è un ma. Ma non sanno usarla. Perché sono, quasi sempre, dei perfetti tecno-idioti (e tralascio volutamente la valutazione in altri campi). E allora in ogni azienda c'è uno stuolo di schiavi al loro servizio: gente che h24 deve essere a disposizione per recuperare sul mercato l'ultimo capriccio del capo, configurarlo, copiarci la rubrica con i numeri delle escort agency dal "vecchio" dispositivo, e soprattutto capire in fretta come cacchio funziona il giocherello nuovo per tentare di trasmettere la conoscenza al top manager che dovrà farne sfoggio alla successiva riunione (pardon, intendevo meeting). E così soldi aziendali vengono impiegati quotidianamente solo per scapricciare i manager-minchioni che devono avere il giochino ultimo tipo e modello a tutti i costi. Per poi sottousarlo, rimanerne frustrati per incapacità a farci poco più che una semplice telefonata, e sentirsi, quando nessuno li vede, dei perfetti mentecatti. Lo siete, miei cari, lo siete: l'incapacità nell'utilizzo del tecno-giocherello è solo la punta dell'iceberg.
Sono stato alla Festa dell'Unità di Roma, l'altra sera. Molte salsicce, bistecche, panini e ciambelle. Anche una cartomante.
Ma neppure uno stand che vendesse una maglietta di Che Guevara.
Incomincia a starmi simpatico Berlusconi: in fin dei conti sembra l'unico che creda ancora esistano i comunisti in Italia.
|