All'inizio era il vinile. L'alta fedeltà arrivava nelle nostre case in grandi dischi neri, che suonavano meravigliosamente ma avevano il difetto di deteriorarsi con facilità. A risentirli oggi non ci sono dubbi: superiori al cd come calore e qualità del suono (ma d'altro canto il suono è analogico e quindi un supporto analogico è superiore a uno digitale). O almeno questa è l'opinione degli audiofili. Personalmente ho apprezzato la possibilità di comprare una sola volta "Atom" dei Pink Floyd su cd e non dover ricomprare periodicamente l'LP in vinile che si deteriorava orrendamente dopo una decina di ascolti.... Ma veniamo al contrappasso: i discografici sposano la nuova tecnologia digitale, il CD, e ci dicono che il suono è talmente migliore rispetto al vinile da giustificare un raddoppio del prezzo. Il tutto a fronte di un costo industriale assai più basso (il CD costa meno del vinile perchè è più piccolo; e non parliamo di quanto costa meno rispetto alla musicassetta).
Ma.....
...ma il fato è beffardo e il destino baro, talvolta anche con i ricchi potenti.
Dopo pochi anni dall'uscita del CD prende piede il masterizzatore e i supporti vergini crollano di prezzo. Risultato: il vinile lo copiavi su nastro perdendo un po' di qualità, il CD lo copi riottenendo esattamente la qualità iniziale: il clone perfetto. E quante volte vuoi.
Quindi le case discografiche hanno goduto dei maggiori guadagni derivanti dal prezzo "pompato" del CD solo per pochi anni, e poi si sono dovute rassegnare allo scacco matto che si sono date da sole.
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