(ovvero sul potere e la sua insipiente arroganza)
Anni fa ho lavorato per una catena di ipermercati. E’ stato il mio primo lavoro “vero”. Rispetto a quello che faccio adesso avevi un contatto reale col mondo, con la gente.
Ci fu un episodio che mi pare emblematico. Durante un inventario, si bloccarono di un paio d’ore tutte le operazioni (circa 40 persone ferme a far nulla) perché erano stati ritrovati in magazzino due articoli che non si riusciva a catalogare. Due articoli di carnevale: il “Set strega” e le “Mani gorilla”. Valore commerciale zero spaccato (era roba che giaceva in magazzino da anni, ormai con le confezioni distrutte, impolverate e assolutamente invendibili).
Ma il direttore dell’ipermercato (pecoraro ripulito che si atteggiava a grande manager – non me ne vogliano i pecorari, che sono persone sicuramente migliori) si era impuntato e per quelle due confezioni andava trovato il codice articolo per inventariarle. E poco importava se il buonsenso (e la normativa fiscale) avrebbero suggerito/prescritto di svalorizzarle a zero e distruggerle.
L’Uomo doveva imporre la sua idiota volontà a 40 persone.
Dopo anni mi si è ripresentata una situazione analoga dove un babbeo, forte del mandato immeritatamente avuto, si è messo a questionare su due inezie.
E il Set strega, Mani gorilla sono diventati un simbolo: di ottusità e imbecillità.
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