Perché tarda il giudizio universale ?
Il giudizio universale è stato raccontato e rappresentato infinite volte dagli uomini. Artisti, religiosi, teologi. Molti fanatici lo hanno atteso allo scadere di ogni millennio. Ma non è arrivato; non ancora. Credo che per capire il perché di tanto ritardo, sia utile cercare di comprendere di cosa si tratti. Cos’è il giudizio universale, nella nostra cultura ? È il giorno in cui finiranno il tempo e lo spazio e tutti gli esseri umani, morti e viventi, si troveranno al cospetto del creatore, di Dio, che giudicherà ognuno per le sua colpe. Ma cosa aspetta Dio ? Proviamo a immaginare la scena. C’è Dio sul trono. E sotto a lui, miliardi di persone, la moltitudine di esseri che ha creato senza chiedere loro se avessero voluto essere creati. E a cui ha dato infinite abilità, ma su tutte la possibilità di sentire il dolore. Di vivere il dolore. Con infinite sfumature e varianti. Miliardi e miliardi di persone che hanno vissuto nella disgrazia, nella fame, nel dolore, nella sofferenza. A volte con la sola colpa di essere nati nell’epoca sbagliata. Altre volte per essere nati nella parte del mondo sbagliata. Ma tutti, assolutamente tutti, strutturalmente incapaci, per come sono stati creati, di vivere la gioia a lungo. Strutturalmente predisposti, invece, per vivere il dolore. La gioia non la percepiamo che per istanti, e mai la viviamo. Gli istanti di gioia sono l’attesa di qualcosa che verrà o il ricordo di qualcosa che è stato. La gioia non è mai presente. Ma il dolore, si. In quel momento, davanti a Dio, ci sarà la rappresentazione puntiforme e infinitamente vasta, del dolore che egli ha creato. Cosa farà allora ? Giudicherà i giusti e gli empi ? O sarà spettatore attonito di tanta immensa sofferenza ? Che lui ha creato; lui e solo lui ha voluto.
In quel momento, chi giudicherà chi ?
Ecco perché, credo, Dio non abbia alcuna fretta di trovarsi ad organizzare il giudizio universale.
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