Fabrizio De Andrè è stato sorvegliato per anni, dai servizi italiani, sospettato di essere un potenziale rivoluzionario e addirittura un brigatista (Repubblica gennaio 2009). Mi viene da sorridere, ora, a pensare a quanto una simile ipotesi potesse essere irreale. Chi conoscesse De Andrè (e non personalmente, bastava conoscere le sue canzoni) sapeva che non si sarebbe mai legato a nessun potere organizzato (reazionario o rivoluzionario che fosse): “Non esistono poteri buoni”. Ma chi lo spiava e controllava ? Dubito che fosse una decisione esplicita del Potere. Il Potere non scende nei dettagli: il Potere dice “Controllate i rivoluzionari”. Sono i piccoli, oscuri servi del Potere, minuscole formiche inutili, grige e meschine, a interpretare gli ordini. Mi piace immaginare i grigi funzionari dei servizi, nei loro tristi uffici (grigi anch’essi), coi muri scrostati e pile di faldoni polverosi, alle prese con l’ordine “Controllate i rivoluzionari”. Si sentono importanti, legittimati da Potere. Hanno un ruolo che non deriva loro da alcuna capacità particolare: sono solo al posto giusto, nel momento giusto. Magari ci sono arrivati grazie alla raccomandazione dello zio prete. Un po’ pelati, con il riportone imbrillantinato e l’odore di lucido da scarpe che li contraddistingue. Me li immagino così, proprio come li dipinge Petri in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Sono i grigi e meschini funzionari a scegliere di spiare De Andrè. Sono i grigi e meschini funzionari a scegliere i dettagli di cosa sia lecito e cosa no, cosa censurare e cosa permettere. Mi piace anche pensare che oggi il tempo li ha cancellati. Nessuno avrà memoria di loro. Si sono spenti nell’oblio. Funzionari e lacchè non durano mai. Perché non hanno messaggio, non sono nulla. Sono solo piccoli amplificatori della volontà altrui. Ma non hanno voce propria e per questo il tempo li cancella. Fabrizio, invece, rimarrà per sempre nelle emozioni di milioni di persone.
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