In questi giorni si sta animando il dibattito sulla legge Gozzini dopo l’arresto dell’ex BR Piancone che era in libertà grazie alla suddetta legge.
La discussione mi ricorda, sinistramente, quella che si sviluppò tempo fa quando venne avanzata la sciagurata idea di abolire l’articolo 18 che prevede la “giusta causa” per il licenziamento dei lavoratori dipendenti.
Oggi, come allora, si confondono due cose distinte:
1) Il principio
2) La sua applicazione pratica
Il principio vuole che ci sia una “giusta causa” per licenziare un dipendente: è assolutamente sacrosanto e in una società civile ed evoluta deve essere la collettività che garantisce il singolo contro abusi e arbitri del datore di lavoro
L’applicazione pratica purtroppo, invece, è fumosa e troppo arbitraria. Non è affatto infrequente che dipendenti licenziati per aver commesso reati o infrazioni gravi siano poi reintegrati a seguito di discutibili sentenze giudiziarie.
Per la Gozzini è la stessa cosa: assolutamente condivisibile il principio per cui la società debba offrire una strada di reinserimento costruttivo a chi si è macchiato di uno o più crimini, molto più discutibili e arbitrarie, invece, le applicazioni pratiche.
All’epoca dell’articolo 18 non ho sentito nessuno che facesse notare questa distinzione, a mio parere logica e lineare.
Sorge il sospetto, quindi, che si strumentalizzino le applicazione pratiche di casi particolari per abbattere alcuni principi faticosamente guadagnati e realizzati dalla democrazia nella sua migliore espressione.
Incominciamo a mettere chiare regole per l’applicazione delle leggi invece di eliminare le leggi che possono migliorare la nostra vita. Lo so, è più difficile, ma proviamoci. Una volta tanto con onestà intellettuale.